Artigianato e territorio: la storia di Banderari
Angela e Omar sono i Banderari. Forse li hai conosciuti come Officina del Papillon, a qualche market, gli scorsi anni; hanno fatto rebranding e ora si dividono tra fiere di settore e il loro store ternano, un angolo inaspettato in una città industriale come Terni, dove l’artigianato non è mai stato visto come potenziale da sviluppare.
Per questo motivo, hanno tutta la mia ammirazione per aver preso una decisione coraggiosa, ovvero quella di stabilire uno spazio fisico, oltre che virtuale, in un territorio in cui i piccoli negozi del centro storico chiudono uno dopo l’altro per lasciare il posto alle grandi catene di franchising.
Ho intervistato Angela e Omar per farti conoscere il loro percorso, sperando ti potrà ispirare e incoraggiare, ovunque tu sia: le eccellenze possono fiorire nei posti più impensati.
Cos’è Banderari? Cosa vuol dire il vostro nome?
Il nostro nome nasce dalla voglia di raccontare la nostra terra, per questo abbiamo cercato un nome che potesse ricalcare la nostra storia e il nostro passato. Nell’organizzazione del medioevo italiano, i Banderari erano i borghesi, gli artigiani, i commercianti e i mercanti che avevano una loro rappresentanza all’interno del “consiglio comunale”.
Il loro nome tuttavia è legato profondamente con la storia di Terni per la notte del 22 agosto 1564, ricordata come la notte della “rivolta dei Banderari”.
Sicari, forestieri, e forse anche qualche mandante, si introdussero nelle case di alcune famiglie di Cittadini, uccidendo il governatore pontificio e sterminando alcune famiglie nobili, provocando una durissima repressione da parte del Papa che inviò a Terni delle truppe per vendicare i caduti.
Avete iniziato con i market, siete passati alla vendita online e poi avete aperto un negozio fisico. Come mai questa scelta?
I market per noi hanno rappresentato un momento bellissimo fatto di stimoli, idee e di confronto con persone meravigliose, una parentesi che ci ha dato la possibilità di conoscere posti fantastici e di farci conoscere in giro per l’Italia.
La vendita online invece è stata da sempre la nostra forma di vendita primaria, possiamo dire che la nostra esperienza è nata sul web prima ancora che in forma fisica, per questo ci definiamo, a ragione, come imprenditori 4.0.
Discorso a parte merita quello che riteniamo la sfida più difficile intrapresa sino ad ora, ossia la scelta di aprire uno store fisico nella nostra città, Terni.
Da sempre il nostro brand ha cercato di esprimere e diffondere il forte legame con la nostra terra, una realtà rurale in grado di trasformarsi, dalla metà del 1800, con le sue fabbriche all’avanguardia, in uno dei massimi simboli dell’industrializzazione mondiale e recentemente colpita da una profonda crisi che ha coinvolto il settore metallurgico, fonte primaria di lavoro della zona.
Per questo motivo la scelta è nata dal desiderio di contribuire attivamente alla rinascita di un territorio in profonda crisi, una forma di riconoscenza e di amore verso le nostre radici e la nostra storia.
Avete oramai tanti rivenditori in Italia, quanti sono? Come li trovate e selezionate?
Al momento i nostri rivenditori sono 8 anche se in breve tempo contiamo di arrivare alla doppia cifra. La scelta non è mai casuale in quanto cerchiamo solo ed esclusivamente realtà che possano trasmettere i valori dei nostri prodotti e che siano in completa armonia con la filosofia trasmessa dal nostro brand.
In che percentuali si ripartiscono i vostri introiti tra online, rivenditori e negozio?
Al momento la ripartizione degli introiti è del 40% grazie allo store, e 30% online e 30% rivenditori.
Qual è la difficoltà più grande che avete affrontato per l’apertura di un negozio fisico, anche in relazione all’essere in una realtà di provincia come Terni?
La difficoltà più grande che abbiamo affrontato è stata quella di presentarsi a una clientela abituata più ad acquistare da brand famosi che a badare alla qualità dell’oggetto in sé. Infatti abbiamo aperto uno store in cui non vendiamo alcun marchio se non i nostri prodotti e pochi altri brand in linea con la nostra filosofia e valori.
Qual è la cosa che vi piace di più dell’avere un negozio fisico?
La cosa che ci dà più soddisfazione dell’avere un negozio è senza ombra di dubbio intrecciare relazioni con i nostri clienti, così che stiamo contribuendo al ritorno a quella forma di acquisto appartenente al passato, in cui il contatto umano, la consapevolezza della provenienza e della qualità del prodotto e delle materie prime sono il cardine dell’esperienza d’acquisto.
Qual è il traguardo che avete raggiunto di cui andate più fieri?
Il traguardo di cui andiamo più fieri è quello che dovrà ancora venire, anche se la cosa che ci rende davvero orgogliosi è quella di essere riusciti a fare tutto da soli, senza aiuti, scorciatoie o conoscenze, partendo da un budget iniziale di poche decine di euro. Ecco, quello è il nostro vero vanto!
Fatevi una domanda e datevi la risposta!
Cosa sarà Banderari tra 10 anni?
Sarà sempre semplicemente Angela e Omar.
Pochi giorni dopo aver risposto a queste mie domande, i Banderari sono finiti al Tg2 Costume e società, con un servizio piuttosto lungo dedicato agli accessori della linea donna, turbanti e cinture creati con pregiate stoffe giapponesi.
Quando ho chiesto loro “Come avete fatto?”, la risposta è stata: “Ci abbiamo provato, abbiamo semplicemente inviato un’email raccontando la nostra storia.”
Standing ovation.
I Banderari hanno un sito internet, dove puoi acquistare i loro papillon, cravatte e altri accessori uomo e donna creati con stoffe pregiate, inoltre puoi seguirli su Instagram coi loro diversi account (Generico, Store Terni, Collezione turbanti) e su Facebook. Io ti consiglio di visitarli nel loro store a Terni, in via A. de Filis, 3.