7 Bugie che ti racconti sul vendere handmade
Dopo 7 anni passati ad osservare, conversare, riflettere, ho raccolto queste sette bugie che prima o poi ci siamo raccontate, tutte. Sicuramente ce ne sono altre che ho lasciato fuori ma queste mi sembrano le più frequenti:
Vendere handmade è facile, checcevo’?
La prima bugia, quella più dannosa di tutte, è che sia facile trasformare una passione in un lavoro remunerativo. Temo che tutte o quasi ce la siamo raccontata all’inizio, io sicuramente, solo per poi sbattere il muso sul durissimo muro della realtà che mi ha rimbalzata con un sonoro: mancopegnente. Non solo non è facile, è proprio difficile, a volte impossibile. Se così non fosse, saremmo tutti milionari vendendo online le nostre creazioni e invece solo pochi riescono a farcela.
L’unica cosa facile è aprire l’attività, ovvero mettere su il negozio online, usando Etsy o altri tipi di vetrine, aprire i social, caricare le foto. Da lì in poi, quando per molti il lavoro dovrebbe essere concluso, è invece tutta salita.
Mi spiace dirtelo, quindi se sei ancora in questa fase, datti una bella scrollatona e acquista consapevolezza: ti tocca fare un mazzo al cubo.
Basta il prodotto
Il prodotto dovrebbe essere la prima cosa da curare: deve essere ben fatto, originale, deve rispondere a dei bisogni specifici o risolvere problemi di un gruppo più o meno ristretto di acquirenti. Se hai un prodotto bomba è automatico vendere a palate? No. Purtroppo non è l’unica variabile da considerare, perché è probabile che se non fai bene tutte le altre cose (branding, marketing, storytelling) il tuo prodotto non raggiungerà le persone giuste o peggio, non lo vedrà nessuno.
Sembra controintuitivo: perché un prodotto fantastico non dovrebbe vendere? Innanzitutto bisogna sempre capire se il prodotto abbia mercato o meno. Secondo poi, questo mercato va raggiunto, altrimenti come fanno i potenziali acquirenti a venire a conoscenza del fantastico prodotto?
Basta il marketing
Un altro fraintendimento è che il marketing è la soluzione definitiva, la variabile che decide i giochi, il marketing fa tutto, pure vendere prodotti di merda. Oddio, a volte succede ma non dura mai a lungo; un prodotto fatto male, che si rompe, poco originale di solito ha vita breve. I clienti parlano e il passaparola, anche via internet, è la pubblicità più potente, quindi no, il marketing non fa il successo di un prodotto, può contribuire, è fondamentale, ma se non c’è un buon prodotto alla base non può sostenere un’azienda per sempre.
Basta la fortuna
Se pensi ciò, ti auguro, appunto, buona fortuna! Significa mettere il proprio destino in mano al fato, abbandonare il controllo della propria vita e anche avere una buona scusa per non impegnarsi, mentre si aspetta che arrivi la famigerata botta di q.
Scambiare le occasioni (essere al posto giusto al momento giusto) con la fortuna è molto facile, ma non è la stessa cosa: chi si trova al posto giusto al momento giusto di solito ci è arrivato non per caso, non per fortuna ma dopo un percorso, tanto impegno, tanto studio.
Altrimenti starebbe ancora seduto nella propria cameretta a fare sogni di gloria.
Basta seguire le mode
Le mode vanno e vengono, un brand costruito con tutti i crismi resta. Le mode le dovresti anticipare, magari cavalcarle se riesci ma, quando finiscono, non puoi rimanere col q per terra. Un brand che funziona è un brand che si evolve e cresce con i propri clienti.
Se pensi di creare prodotti solo seguendo le mode ti ritroverai con diversi problemini: quando finiscono smetterai di vendere, sempre che tu abbia mai iniziato. Infatti inseguendo le mode avrai tantissimi concorrenti e sarà più difficile farti notare perché le cose che fai sono simili a tante altre. Forse l’handmade non è la tua strada allora, forse dovresti pensare a rivendere invece che creare.
Un percorso che parte da un prodotto originale e con un mercato, passa dal branding per arrivare a una comunicazione che racconti storie coinvolgenti per i potenziali acquirenti è l’unico che può darti qualche possibilità, mode o non mode.
Basta avere il titolo di studio adatto
Mi stupisco sempre di vedere quanto ci si accanisce contro chi, senza avere fatto percorsi formativi tradizionali, riesce a vendere le proprie creazioni. Se non riesci a vendere nonostante tu abbia studiato tantissimo, fatto corsi universitari, parauniversitari, corsi di formazione, forse il problema è tuo e non di chi invece riesce a creare un brand da zero studiando in altri modi, magari da autodidatta.
I fattori per il successo sono tanti, e il titolo di studio temo non sia tra questi o, se c’è, conta meno di altri.
Basta entrare nel giro giusto
Quale giro? Se pensi che per vendere si debba entrare in una specie di setta o club segreto, ti stai illudendo. Conosco persone che vanno avanti beatamente senza essere in nessun giro di crafter / blogger / gente famosa. L’unico giro giusto è quello che crei tu intorno a te, fatto di persone che stimi e che ti aiutano ad avere un atteggiamento positivo, che ti sostengono (e tu stostieni) durante le avventure e disavventure giornaliere. E come le trovi queste persone? Uscendo là fuori, mettendoti in gioco, ascoltando; sono quelle a cui ti senti più affine e che ti fanno stare bene.
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4 Febbraio 2018 @ 15:26
ciao Francesca, a volte sono bugie, altre volte no
sono bugie nel momento in cui è palese la mancanza di autocritica e\o la mediocrità di quello che si fa
sono verità in altri casi, per esempio sulle conoscenze e il budget iniziale, nel mio settore cioè moda e accessori, ci sarebbe tanto da dire