Quando si lavora da soli, come molte di voi, a volte si sente il bisogno di coinvolgere o farsi coinvolgere in progetti condivisi da altre persone, per avere un contatto umano ma anche per espandere i propri orizzonti, divertirsi, magari raggiungere persone al di fuori del “solito giro” e allargare la propria clientela.
Non entro in merito sul tipo di collaborazioni, specifico solo che intendo quelle in cui ti è richiesto un lavoro considerevole. Se si tratta di mandare un prodotto a una (presunta) influencer o fare un post promozionale per qualcun altro, è tutta un’altra storia.
Premessa
Per tanto tempo non ho fatto altro che collaborare a destra e a manca e quanto segue sono le mie riflessioni e consigli, tratti dalla mia esperienza; alla fine del post troverai la mia collaborazione per il 2018, che sarà una sola e di seguito capirai il perché.
Non collaborare troppo
Il mio primo invito, quindi, è a non collaborare troppo. Che vuol dire troppo? Troppo è quando dici sì a tutti, per inveterato entusiasmo o cronica incapacità a dire NO, ti ritrovi a correre a destra e a manca e non hai tempo per seguire la tua attività come vorresti e dovresti.
Troppo è quando ti ritrovi in progetti che, dopo l’entusiasmo iniziale, ti penti di aver accettato; troppo è quando dici di sì senza rifletterci bene.
Il rischio è di diluire le tue energie e il tuo tempo in miliardi di frammenti ripartiti tra tanti progetti diversi, magari non connessi l’uno con l’altro, magari poco coerenti col tuo brand, e 1) ti sfinisci, senza riuscire a concludere niente 2) la gente non capisce più cosa fai.
E questo te lo dico perché ci sono passata! L’entusiasmo è stato, per un bel po’, la mia rovina. La creatività è vista spesso come esplosioni continue di energie e idee: ti viene un’idea, non vedi l’ora di realizzarla, ci lavori finché l’entusiasmo si spegne o, più spesso, finché un’altra idea, ancora più luccicante, ti esplode in testa. E via così, all’infinito.
Il tempo è una risorsa economica, soprattutto se ne hai poco, cerca di usarlo bene, altrimenti ti ritrovi, tra qualche anno, ad aver iniziato a realizzare tantissime ide ma non aver raggiunto nessuno dei tuoi obiettivi, perché hai passato i giorni, settimane, mesi e anni a fare cose che, sì, ti piacciono, ma non sono funzionali al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Quando dire sì a una collaborazione
Quello che io ho imparato è che a) bisogna pensarci bene prima di dire sì b) bisogna fare il conto col proprio tempo, le proprie risorse, la propria attività.
Quando ti viene fatta una proposta per collaborare a un progetto, quindi, chiediti:
- quali sono le tue priorità, nella vita e nel lavoro?
- quanto tempo hai da riservare a questa collaborazione? Fai una stima per eccesso, secondo me duplica o triplica il tempo che pensi di impegnare, perché tanto sarà sempre di più di quello che avevi preventivato.
- il progetto è coerente con quello che fai tu? A cosa ti serve? Rispondere “serve a divertirmi” non vale, a meno che non sia qualcosa che sai che farai nel tempo libero come hobby. Ne hai di tempo libero?
- qual è il fine ultimo del progetto per te e per chi ti ha proposto la collaborazione? Se i vostri fini non si allineano, forse c’è un problema di base!
Se le risposte a queste domande ti mostrano che la collaborazione è proficua, hai tempo per seguirla senza trascurare il tuo lavoro e le tue priorità, e ti potrà servire per migliorare il tuo brand, allora rispondi con un energico sìììì!
Definisci i termini della collaborazione
Quando, in preda all’entusiasmo, ci si imbarca in collaborazioni che hanno un fine economico, si tende a sottovalutare l’importanza dei termini della collaborazione: chi fa cosa? Quanto si intasca? E quando? Come si fa ad uscire dalla collaborazione? Quali sono gli aspetti su cui non transigi? E quali quelli della persona con cui vuoi collaborare?
All’inizio queste cose sembrano insignificanti, soprattutto se collabori con qualcuno che conosci. Ti assicuro che potrebbe non essere così! Ho sentito di amicizie finite per collaborazioni andate, pardon my french, in vacca.
Meglio definire tutto e stare tranquilli, no?
Armati di pazienza e, prima di iniziare a razzo, stila un bel documento con tutti i dettagli della colaborazione, così avrai ben chiaro in cosa ti stai infilando.
Comportati in maniera adulta
Se la collaborazione è con amici e parenti (o anche se è con conoscenti o sconosciuti), è importante adottare un comportamento adulto, che preveda:
- parlare chiaro, senza paura di “offendere”; certo, in maniera rispettosa ed educata, ma meglio essere diretti che supporre e ipotizzare, per poi scoprire di aver supposto e ipotizzato male;
- fare domande, se qualcosa non si capisce! E rispondere alle domande altrui in maniera chiara, senza prenderle come attacchi personali;
- se le cose non vanno bene, dirlo chiaramente e, nel caso, uscire dalla collaborazione, e amici come prima;
- se non ce la fai a fare una cosa, dillo e basta, perché le altre persone contano sul fatto che hai detto che quella cosa la fai tu e entro quel tempo e magari il loro lavoro si basa su questi dati.
In questo modo eviterai maldipancia, maldifegato, e le cose andranno, spero, a gonfie vele.
Conclusione
So che sembra tutto molto freddo e calcolato, che questo modo “non ti appartiene”, che pensi che seguire l’istinto e l’entusiasmo sia la cosa più bella del tuo lavoro. Ma lo puoi davvero chiamare “lavoro” se non segui delle strategie? Se non fai dei passi calcolati, se questi passi non sono volti a guadagnare dei soldi che ti permetteranno di vivere o a stabilire un tragitto definito per la tua attività? Forse è il momento di ragionare: la tua attività creativa è davvero un lavoro o è un hobby? Se preferisci seguire l’entusiasmo del momento forse la risposta è: la seconda che hai detto [cit.].
Forse la sfida più grande è proprio conciliare questi elementi, creatività, entusiasmo e business, in modo che si alimentino l’un l’altro, così che diventeranno un asset e non un intralcio.