Mostrarsi o non mostrarsi, questo è il problema

Ultimamente mi viene spesso fatta una domanda, ovvero mi si chiede il mio parere sul mostrarsi o meno sui social, nella comunicazione del proprio brand.
Mi viene fatta, suppongo, perché io non mi mostro (o meglio, lo faccio raramente,  distanza di mesi e mesi) eppure, credo, che la mia comunicazione funzioni abbastanza bene.
Alla domanda: mostrarsi o non mostrarsi? La mia risposta è cambiata nel tempo. All’inizio ero per un “bah, non è importante”, poi sono passata a “sì, per forza, è importantissimo, le persone devono vedere chi sei” e ora sono arrivata un miserevole “meh”.
Perché meh? Perché non so mica rispondere! Ragiono su questa cosa da mesi e ancora sono lì, in bilico, che valuto pro e contro.
Il preambolo, per me, è duplice. Da una parte ci sono io, con la mia personalità: introversa, odio le foto, l’apparire mi fa venire l’orticaria. Dall’altra ci sono i social che, negli ultimi due anni, sono diventati una vetrina del sé, grazie agli strumenti sempre più numerosi per essere in primo piano. Se ci pensi, Instagram, fino a qualche anno fa, era il luogo dove si condividevano foto di qualsiasi cosa, vacanze, colazioni, pranzi, momenti speciali, e dove chi si faceva i selfie e basta era probabilmente un adolescente o un egomaniaco o un adolescente egomaniaco o una star di qualche tipo (a volte adolescente ed egomaniaca), mentre gli altri erano gente che o amava fare foto al mondo o usava IG come un diario. Ora, se vai a vedere i profili di tantissimi brand e influencer, noterai che la presenza umana è preponderante, e molto spesso si tratta del CEO / influencer / professionista stesso.
I social cambiano insieme alle persone che li usano, si evolvono e noi, come utenti che li devono utilizzare per lavoro, dobbiamo adattarci alla corrente per rimanere a galla.
O no?
Cercare di stare dietro a questi cambiamenti, alle novità, ai modi nuovi di utilizzo, per chi lavora da solo, è davvero faticoso. Bisogna snaturarsi per rimanere a galla? Ha senso il farlo per il proprio brand? E in che misura si rischia di far scomparire il lavoro, le idee, i bisogni di chi ci segue coprendoli con la nostra immagine, che diventa il fulcro della comunicazione? Quanto si contribuisce, con una continua comunicazione della propria vita, al generare di sentimenti poco edificanti nell’altro, che può facilmente concentrarsi su altri dettagli che non siano il brand? E’ giusto “brandizzare” ogni momento della nostra esistenza?
Non nascondo che in parte, il mio non mostrarmi, è frutto di pigrizia unito alla mia gestione delle priorità. Mostrarmi sui social nell’ambito della comunicazione del mio brand, per me ora non è una priorità, quindi rimando all’infinito lo studio di un modo di farlo che mi sia congeniale. Preferisco mostrarmi dal vivo, per dire, solo che non posso sempre viaggiare su e giù per l’Italia, per quanto mi piacerebbe.
Ho deciso quindi di tagliare la mia comunicazione sul presupposto che a chi mi segue importi relativamente poco cosa faccio appena alzata, che capelli ho, cosa mi metto, e che sia più interessato alle conoscenze che posso condividere. Forse è un azzardo e una scommessa, ma per ora va bene così.
Questo discorso può valere anche per te?
Sì, a patto che il non mostrarsi non sia frutto dell’insicurezza. In quel caso valuta bene, perché i tuoi ragionamenti sono falsati dalla paura e quando c’è la paura di mezzo non ci si può fidare di sé stessi, perché si tende a prendere la via più facile solo perché è facile e non perché sia quella migliore per noi e il brand.
Quindi, chiediti: perché non vuoi mostrarti? Cosa vuoi mostrare e come? Perché qualcosa devi raccontare, un po’ di te ce lo devi mettere nella tua comunicazione.
In ogni caso, sei tu che stai alla guida della baracca, quindi sei tu che decidi e hai il controllo sui contenuti. L’importante è che tu abbia anche una strategia e degli obiettivi, dopodiché, con un po’ di studio e sudore, i pezzi si incastreranno.
Per finire, voglio prendere ad esempio estremo Liberato, rapper emergente, che ha ben tenuto nascosta la propria identità: non mostra la propria faccia, nemmeno ai concerti, non si sa nemmeno se sia una persona sola o un collettivo. Il suo anonimato è diventato parte della sua comunicazione, strategia e, forse, successo.
Questo per dire che, se scegli di non mostrarti, fanne un punto di forza, io non ci sono ancora riuscita, ma continuo a ragionarci su.