Cosa c’è dietro a un grande successo, riflessioni.

Continuo a riflettere e ammorbarti parlarti di successo e oggi voglio esaminare il caso editoriale dell’anno (o forse del secolo), ovvero il libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli” (Goodnight stories for rebel girls nella versione originale), edito da Mondadori.
Sicuramente ne hai sentito parlare, perché se ne è parlato praticamente ovunque: tv, radio, giornali, in ogni profilo social, blog. Hanno pure lanciato il crowdfunding per la seconda edizione che promette di sbancare tanto quanto la prima.

Ciò  di cui voglio parlarti, però, non riguarda il libro o la storia che c’è dietro (se ne è parlato fin troppo, prova a googlare!) ma di come un successo planetario come quello delle autrici, Elena Favilli e Francesca Cavallo, sia stato possibile.
Dato che probabilmente non le avevi mai sentite prima dell’esplosione di questo caso, sarà stato facile pensare che il loro successo come subitaneo, inatteso e frutto di chissà quale fortuna. Questo modo di pensare è molto italiano. Siamo convinti che le cose accadano dall’oggi al domani, grazie a un intervento al di fuori del nostro controllo, che sia la fortuna, Dio, il destino, le spintarelle, le mazzette.

Queste due donne, italiane emigrate in California con la loro Timbuktu Labs per realizzare i propri sogni editoriali, ci dimostrano il contrario, ovvero che i successi grandi arrivano dopo anni e anni di fatica, di lavoro, di progetti andati male o mediamente bene e arrivano quando fai qualcosa che serve davvero a qualcuno e lo fai al momento giusto.
La campagna di crowdfunding (da manuale, direi) che ha portato alla prima edizione americana del libro è stata pianificata per più di sei mesi, ha raccolto più di mezzo milione di dollari da più di tredici mila persone su Kickstarter e poi è arrivata a un milione di dollari e più di venti mila backers con le prevendite, decretando Goodnight stories il libro più finanziato con il crowdfunding nella storia (dell’editoria e del crowdfunding).
E come si fa a sapere qual è il momento giusto? Ci vuole un occhio attento a spiare cosa accade intorno per cogliere i segnali, le correnti, i bisogni del nostro pubblico (o target o mercato) a cui rispondere col prodotto adeguato.

E poi voglio parlarti del successo dentro al successo: le mie amiche Pemberley Pond hanno fatto la copertina per la versione americana del libro (primo e secondo volume) e poi quella italiana per Mondadori (primo volume) e anche in questo caso, niente è accaduto dall’oggi al domani.
Laura e Luisa lavorano come grafiche e illustratrici da quindici anni, hanno avuto la loro agenzia, l’hanno chiusa, si sono rimesse in gioco col negozio su Etsy, hanno fatto tantissimi libri per la scuola e, come ogni grafico e illustratore italiano, sono stati innumerevoli i lavori mal pagati, i sacrifici e le incazzature.
Come sono arrivate a fare la copertina di Rebel Girls? Una combinazione di passaparola, fiducia in loro da parte delle autrici e fiducia da parte loro nel progetto ancora embrionale.
Sono state suggerite alla Timbuktu Labs da una conoscenza comune e loro hanno accettato subito, senza immaginare che la loro copertina sarebbe diventata così famosa, né che sarebbe entrata nelle case di tutto il mondo, perché condividevano i valori delle autrici e del messaggio libro stesso.
Un po’ di fortuna? Forse sì, ma senza i quindici anni di esperienza alle spalle difficilmente sarebbero state scelte!

Nessun successo nasce dalla pura fortuna, nemmeno quello di Chiara Ferragni (di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi e sulla quale ho letto robe agghiaccianti), alla base ci sono sempre capacità, lavoro e volontà di andare avanti anche quando le cose non vanno bene. La storia della fortuna ce la raccontiamo per consolarci del nostro non successo, per dirci che non è colpa nostra, siamo solo sfortunati.

Dobbiamo riabituarci e riabituare le persone intorno a noi a cambiare questa mentalità, altrimenti come mai potranno migliorare le cose per noi e il nostro paese?
Smettiamo di pensare che il successo altrui ci tolga qualcosa, che sia finto o frutto di scorciatoie. Smettiamo di fare i rosiconi, di sminuire, soprattutto quando si tratta del successo di donne. Cerchiamo di dare ammirazione o almeno, se proprio non ce la si fa, di cercare di capire i meccanismi dietro al successo e cercare di farli nostri. Smettiamo di pensare che il successo ce lo meritiamo solo perché facciamo qualcosa che ci piace fare, perché non funziona così.

E se il successo non arriva, accettare di non essere abbastanza bravi e quindi migliorarsi, provare ancora,  trovare quella cosa, anche piccola, per cui si eccelle, farla diventare il nostro strumento migliore e usarla per scardinare i modelli che non ci piacciono.

“Somewhere over the rainbow
Way up high
And the dream that you dare to,
Why, oh why can’t I?”
⎼ Israel Kamakawiwo’ole

Questo post è tratto dalla mia newsletter inviata il 16 marzo 2017.

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