Gerarda è di Ischia e il suo brand,
Cose da Weekend, nasce per ricordarsi e ricordarci di prendere del tempo per sé, delle piccole pause nella vita frenetica che ogni donna conduce, tra lavoro e famiglia.
Come ogni micro-imprenditrice, Gerarda cerca di trovare la quadra non solo tra lavoro e vita privata, ma anche tra le varie attività che ogni piccolo brand deve portare avanti. La gestione del tempo è spesso un punto cruciale e, su questo argomento, le ho fatto alcune domande a cui lei, gentilmente, ha risposto.
Spero troverai utili i suoi consigli e le sue riflessioni!
Se dico “produttività sostenibile” cosa ti viene in mente?
Ogni due anni, d’estate, ho ormai un appuntamento fisso, ad Ischia. In un piccolo negozio quasi invisibile, c’è un bravissimo artigiano che fa le ciabattine. Hanno la soletta di cuoio, i listini di pelle e stop, tutto il resto lo decidi lì, al momento, insieme a lui. Ti fa sedere su un pouf bianco e decidere è una faccenda molto, molto complicata, ma lui non ha fretta.
Probabilmente mi legge nel pensiero e sa che le vorrei tutte. Scegliere la soletta in base alla forma del tuo piede è abbastanza semplice, il panico scatta dopo, quando bisogna selezionare se ci vuoi gli Swarovski, i coralli o le pietre dure, il colore dei listini e quanti, perché sì, te li fa pure alla schiava. Segnato tutto meticolosamente, ti consegna una copia di quanto ha scritto e ti sorride, dicendoti “Ci vediamo tra una settimana”. Io ricambio il sorriso e, paziente, aspetto, certa che tra sette giorni avrò ai piedi un capolavoro.
“Non esiste rapporto tra il valore e il prezzo di un prodotto artigianale e uno industriale, come non esiste alcun termine di paragone tra i tempi di realizzazione di un’artigiana e quelli di una macchina. Quando capiremo che questo è un punto di forza e non qualcosa di cui giustificarsi ci sarà da brindare e da festeggiare tutte insieme.”
Questo per dire che ho la sensazione che a furia di raccontarci che non abbiamo tempo o che ci servirebbero giornate di quarantotto ore per fare tutto, inconsapevolmente ci stiamo influenzando negativamente a vicenda. Esistono ovviamente delle difficoltà oggettive nel dover riuscire a gestire i vari ambiti sia del nostro lavoro di piccole imprenditrici che della nostra vita privata, ma ho il sospetto che ci sia anche un approccio sbagliato.
Riappropriarci di un ritmo produttivo più vicino a quello che sentiamo nostro farà di noi delle artigiane meno stressate, più creative e un esempio migliore, quotidiano, per chi ci segue.
Anche qui, è questione di scelte. Non esiste rapporto tra il valore e il prezzo di un prodotto artigianale e uno industriale, come non esiste alcun termine di paragone tra i tempi di realizzazione di un’artigiana e quelli di una macchina. Quando capiremo che questo è un punto di forza e non qualcosa di cui giustificarsi ci sarà da brindare e da festeggiare tutte insieme.
Come gestisci il tuo tempo lavorativo? Hai un metodo per definire le priorità?
Mi sono accorta che dovevo assolutamente rivedere il mio metodo organizzativo a seguito dell’aver avuto una figlia, Elena, ora di 5 mesi. Con un perenne senso di insoddisfazione, dovuta al fatto di sapere di non essere produttiva quanto avrei potuto, mi ritrovavo a non godermi momenti preziosi, perché focalizzata sul dover fare, comunicare, pubblicare.
Per fortuna mi sono resa conto che la situazione mi stava sfuggendo di mano e adesso ho un metodo.
Metto su Spotify una playlist degna del momento catartico e scrivo di getto quello che vorrei fare auto-convincendomi che, se voglio, posso conquistare il mondo. Metto ordine e schematizzo, eliminando le voci che appartengono alla categoria “mi sa che qui ho un poco esagerato” e poi divido poi l’anno in trimestri. Per ogni mese ho una griglia all’interno della quale segno gli obiettivi più grandi. Definiti questi, nelle caselle che li precedono ci saranno gli step necessari perché io sia in grado di realizzarli.
Funziona a tal punto che mi chiedo come facessi prima. Ci fosse anche qui l’emoji con la tipa che si schiaffa la mano in faccia da sola facendo destra e sinistra con la testa, la userei, ma guardo con tenerezza la me stessa di appena un anno fa, che iniziava a lavorare alle sue proposte per San Valentino il primo febbraio (un po’ tardi!).
Qual è la difficoltà più grande che hai per la gestione del tempo? Come l’hai superata (se lo hai fatto)?
La difficoltà più grande è stata ritagliare il tempo per far crescere il brand da zero.
Chi come me ha un brand che muove i primi passi, nella maggior parte dei casi vive di altro, quindi si finisce con il cadere in un vortice in cui si pensa che non diventerà mai il vero lavoro se non lo si tratta come tale ma si ha difficoltà a farlo perché ancora non lo è.
“Quando la stanchezza offusca questo mio atteggiamento zen e mi trovo di fronte a una salita, faccio un bel respiro e canto Rome wasn’t built in a day dei Morcheeba.”
E’ qui che entra in gioco la mia personalità. Credo che l’unità di misura per stabilire quanto desideriamo che qualcosa si realizzi stia proprio in quanto siamo disposti ad impegnarci in termini di energie e tempo. Non sto dicendo che sia facile, semmai il contrario, ma se molli alle prime complicazioni, forse non ci tenevi abbastanza.
E poi basta dare per scontato che chi sembra riuscire meglio abbia intorno un entourage degno della Regina Elisabetta che lo sollevi delle incombenze quotidiane.
Io piuttosto preferisco stimarlo e a prenderlo come fonte di ispirazione per migliorarmi.
Quando la stanchezza offusca questo mio atteggiamento zen e mi trovo di fronte a una salita, faccio un bel respiro e canto Rome wasn’t built in a day dei Morcheeba.
Cosa vuol dire per te essere una creativa organizzata?
Vuol dire crearmi intorno delle condizioni tali che mi permettano di lavorare in un clima di tranquillità e serenità. Non ho mai voluto essere più organizzata per fare più cose ma per farle meglio rispettando i miei ritmi, che sono lenti. Io sono lenta, sia nelle mie scelte che nell’instaurare un rapporto di fiducia con le persone.
Non a caso, Cose da weekend è nato dopo aver frequentato un corso di calligrafia. Poche cose necessitano di calma e concentrazione come realizzare una lettera perfetta con inchiostro, pennino e la giusta pressione esercitata da una mano nel punto giusto
Le mie creazioni riflettono la mia personalità. Voglio che sia così.
Ho deciso volutamente di andare un po’ in controtendenza perché un prodotto creato alla velocità della luce non mi rappresenta.
Vorrei che i miei prodotti avessero una loro utilità nella vita quotidiana delle persone ma che le rendessero contemporaneamente felici perché gradevoli esteticamente.
In quale parte della tua vita lavorativa da creativa trovi più ostacoli? Quali sono questi ostacoli e come cerchi di superarli o come li hai superati?
Qui i fattori più importanti sono due, uno legato alla logistica ed uno alla mia inesperienza.
Io vivo ad Ischia, il che significa che non sono autorizzata a lamentarmi a prescindere, difatti non lo faccio, anzi, eppure spesso ho la sensazione che vivere su un’isola, a volte, renda tutto un po’ più difficile da gestire, a partire dai costi da sostenere per partecipare ad un evento o al fatto che ci si senta un po’ tagliati fuori da alcune esperienze o realtà davvero interessanti.
Ripeto però, difficile ma non impossibile.
Anche qui è valido il concetto che, se molli alle prime complicazioni, non ci tieni abbastanza e io non mollo.
Investo in formazione sfruttando le risorse gratuite che ci sono in rete, frequentando gruppi di settore e leggendo tantissimo.
Sono infinitamente grata a C+B e a ogni donna incontrata lungo questo percorso che generosamente ha messo a disposizione di altre le proprie competenze, permettendomi di imparare tranquillamente seduta nel mio salotto sorseggiando tè alla cannella.
Quanto al secondo ostacolo invece, me ne attribuisco tutto il merito.
Non ero capace di gestire in modo armonico i vari aspetti del mio progetto. Ogni brand, grande o piccolo che sia, per crescere in modo corretto, necessita di cure costanti su tutti i fronti, da una comunicazione efficace sui social, a una conoscenza adeguata del target a cui si rivolge, a una piattaforma in cui vendere i propri prodotti.
Ecco, io ero completamente sbilanciata, come essere al volante di una macchina con una ruota bucata.
Bada bene, ho scritto ero, perché il primo passo per risolvere un problema è prenderne coscienza. Quello successivo è fermarsi da un bravo meccanico e io da li vengo, da un pit-stop lungo un mese.
Quanto tempo spendi sui social e in quali attività? (fai una stima!)
Spendo troppo tempo sui social e sono bravissima a raccontarmi che è “per lavoro”, quando nel 70% dei casi è perché soffro della sindrome dello svolazzo, ovvero, passo da Instagram, a Facebook a Pinterest con la stessa abilità con cui Spiderman salta da un palazzo all’altro in fuga da Octopus.
Comunque, ci tengo a dirlo, non sono i gattini a fregarmi, piuttosto quella parte del cervello che di fronte alle incombenze che reputa imprese titaniche reagisce cercando la porta anti-panico.
Quando trovo la porta anti-panico mi perdo nei gruppi Facebook ma ne ho creato anche uno mio (
Oggi mi regalo) insieme a due donne che stimo,
Elisa e
Michela, perché avevamo voglia di creare un posto dove ognuna potesse dare il suo contributo liberamente indipendentemente dalla sua attività.
Ovviamente sono su Facebook anche per aggiornare costantemente la pagina di
Cose da weekend e seguire le novità di chi mi piace.
Da Instagram invece sono proprio dipendente perché ho una sorta di reverenza nei confronti di chi sa esprimersi attraverso delle fotografie.
Per me è una vera sfida ma sono fiduciosa; è un percorso che mi ha portata a chiedermi cosa voglio comunicare di me, a notare dettagli, sfumature, ad allenare l’occhio alla ricerca del bello.
Può essere un meraviglioso racconto se lo si considera come un opportunità per farsi conoscere senza prendersi troppo sul serio.
Senza parlare poi del fatto che ho incontrato delle grandi compagne di viaggio a cui devo molto.
Infine, Pinterest: lo adoro ma non lo uso per lavoro, è puro svago. E’ come avere a portata di mano una continua fonte di ispirazione quando ho voglia di cambiare qualcosa in casa mia o nel mio stile di abbigliamento. Grande invenzione insomma.
Se ti avanzassero 60 minuti in più ogni giorno, cosa faresti?
Per anni ho creduto di essere una figura mitologica, metà donna e metà divano, e invece no. Ecco, approfitto per dare un consiglio: proviamo a farle le cose prima di dire che non fanno per noi.
Una volta ho seguito perfino un corso di fit boxe, e partivo da un “Io? Giammai!”. Ora mi manca, come mai avrei ritenuto possibile, muovermi.
Quella sensazione che si avverte dopo aver messo il fisico a dura prova, e sarà così, mi ci vorrà la bombola dell’ossigeno perché sono anni che sono ferma, ma ci conto davvero a ritagliarmi questo tempo. Del resto sono sempre più convinta che, per essere delle persone soddisfatte della nostra vita, dobbiamo prendercene cura a trecentosessanta gradi.
Ringrazio Gerarda per aver messo a disposizione la sua esperienza e le sue riflessioni, puoi andarla a trovare sul suo negozio Etsy (nuovo di zecca!) o su Instagram e Facebook.
Se invece
vuoi migliorare la tua organizzazione e gestione del tempo, puoi iscriverti al mio corso
Organìzzati. Dura un mese, puoi iniziare quando vuoi e ti aiuterà a essere più produttiva e ad avere più tempo per te.