Guardarsi con gli occhi degli altri
Oggi ti racconto di surfisti americani.
No, non ti dirò che essere una crafter è come essere un surfista, perché devi imparare a cavalcare l’onda per avere successo e che per un’onda buona ce ne sono 100 brutte e l’equilibrio è fondamentale, sappi che tutta la fatica che fai per imparare a stare su quella maledetta tavola sarà ripagata solo (e forse) quando finalmente incontrerai l’onda perfetta.
Anche se, ripensandoci, la similitudine ci starebbe tutta e quindi puoi anche fare finta che te l’ho detto, ok?
Oggi voglio raccontarti di un documentario che ho visto qualche tempo fa, si chiama Bella vita (titolo infelice) e racconta di un surfista americano, anzi italo-americano, Chris Del Moro, che spende qualche mese in Italia per riscoprire le proprie radici e trovare delle belle onde nel nostro mare che non è sicuramente famoso per le onde da surf. Lo hai visto? Lo trovi su Netflix o in altri posti e te lo consiglio vivamente.
Ora, io non sono amante del surf, chi mi conosce sa che ho il q pesante e questo documentario l’ho iniziato a guardare perché volevo qualcosa di leggero e che durasse poco. E invece mi sono ritrovata ad emozionarmi in alcuni punti e inorgoglirmi in altri e ora ti spiego perché.
Il viaggio di Chris è un viaggio alla riscoperta della propria cultura: non ha mai vissuto da adulto in Italia e, dopo i trent’anni, ha voglia di esplorare questo lato delle proprie radici. Dato che è un surfista e ha amici surfisti, spende buona parte del documentario a parlare di surf o a fare il surf, ma tutto il resto è sul cibo, il vino e l’artigianato italiani.
Già, perché Chris se ne va un po’ in giro per l’Italia e raccoglie le storie di come i primi surfisti italiani si sono costruiti le tavole da sé, a volte a partire da una tavola regalata da un americano, a volte inventandosela di sana pianta, senza sapere che da qualche parte nel mondo già esisteva qualcosa del genere. Per spiegare come queste persone, per hobby, siano riuscite a farsi da sole delle tavole da surf quando nemmeno sapevano che si chiamasse surf, Chris incontra altri artigiani: il veneziano che si è costruito la barca perfetta per fare le gare, il liutista che fa i violini con le stesse tecniche di Stradivari, il fabbro di terza generazione che fa i coltelli come si facevano cento anni fa, l’azienda bio nata negli anni settanta quando ancora non andava di moda, il pastificio artigianale. Capisce così che noi italiani siamo imbevuti di creatività, che se non troviamo le cose come diciamo noi, zaac, ce le facciamo, ed è per questo che i proto-surfisti italiani sono stati in grado di fare surf quarantacinque anni fa, in Italia e hanno dato inizio a una sotto-cultura che oggi sta finalmene fiorendo (pare che l’ultima generazione di surfisti italiani se la cavi proprio bene).
Tramite gli occhi di Chris e il suo racconto, ho visto l’Italia e la nostra cultura come la vedono gli stranieri e mi sono sentita estremamente orgogliosa. Mi sono anche resa conto di quanto diamo per scontato: la bellezza dei paesaggi, il cibo, l’arte e l’artigianato, le tradizioni tramandate, il fare le cose ben fatte per il piacere di farle e non solo per soldi, la facilità delle interazioni sociali.
Abbiamo tutto ciò sempre sotto agli occhi e tra le mani e finiamo per non saperlo raccontare perché oramai non lo vediamo più. Ci accorgiamo delle cose brutte, delle schifezze, di quello che non va, ma immagina per un attimo di non essere italiana e guardare le tue creazioni con occhi nuovi: quanta meraviglia proveresti?
Quella è la meraviglia di Chris e di tutti gli stranieri che si esaltano per il made in Italy; io ho avuto la fortuna di parlare con tanti di loro quando il mio negozio Etsy era aperto e ti assicuro che non importa che tu sia un piccolo brand sconosciuto ai più, per loro tu sei il Made in Italy.
Per questo devi imparare a valorizzare il racconto del tuo handmade, perché cavolo, è veramente tanta roba, e probabilmente tu sei l’unica che non se ne rende ancora conto.
Il mio workshop Racconta il tuo brand handmade è stato creato per questo motivo ed è arrivato all’ultima tappa per ora, che sarà Verona il 29 aprile, ospitate dal laboratorio di Riot Clothing Space (per info e acquisto vai sull’evento Facebook).
Che tu voglia seguirlo o meno, però, promettimi una cosa: imparerai a raccontare il tuo brand artigianale. Fallo sia per te e che per tutta la categoria: facciamo tutti parte del brand Made in Italy e sta a noi valorizzarlo al meglio.
NB. Questo post è estratto dalla newsletter inviata il 23 giugno 2016
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