La paura del NO: Storie di rifiuti e fallimenti

Oggi ti parlo della paura del rifiuto. Per chi crea prodotti creativi, come te e moi, è sempre dietro l’angolo: che succede se il prodotto che ho creato con tanto amore non se lo fila nessuno? E se contatto delle riviste / blog / influencer per delle collaborazioni e non mi rispondono o, peggio, mi dicono che non sono interessati? Che succede nessuno compra il workshop a cui insegnerò?

E giù ansia e arrovellamenti che ci bloccano ancora prima di fare le cose, oppure le facciamo male, oppure le facciamo e, quando il rifiuto arriva, ci sentiamo delle fallite senza speranza. Gulp.

La risposta a queste nostre elucubrazioni ce le dà Jia Jiang, che, in una talk in cui racconta il suo esperimento “100 giorni di rifiuti”, narra di come, in realtà, di rifiuto non si muore.

Anzi, una volta che si accetta e si va avanti, ci può aiutare a scoprire cose su di noi e sulle persone, cose che mai avremmo sospettato. Più di tutto, scopriamo che non siamo al centro dell’universo: i rifiuti che riceviamo non sono legati al nostro essere (non avvengono perché siamo antipatici, brutti, incapaci, grassi, bianchi, neri, viola) ma sono connessi alla situazione particolare in cui si trova chi ci dà il rifiuto.

A volte, se superiamo la voglia di scappare e chiuderci in uno stanzino e facciamo delle domande, continuiamo ad interagire, il no si trasforma in un . Altre volte rimane un no, ma il nostro ego non ha motivo di risentirsi, perché è un no legato alla circostanza e non alla nostra essenza
Il workshop è stato semi-deserto perché era nel giorno sbagliato, oppure perché hai fatto poca promozione; non sei senza speranza perché il tuo prodotto non vende, forse devi lavorarci ancora, forse basta fare alcune cose in maniera diversa. La redattrice del magazine non ti ha risposto non perché le facciano schifo le tue foto ma perché è in un periodo incasinato, oppure non ha bisogno della tua storia per il prossimo numero, ma chissà, più avanti le cose potrebbero cambiare.

I risultati della tua attività sono legati a ciò che fai e non a ciò che sei e, se un qualche aspetto non va come vorresti, non sei una fallita forever, anzi, puoi cambiare le condizioni per cercare di ottenere un risultato diverso in futuro. Dopotutto, non è questo che fa di noi delle [micro]imprenditrici?

Guarda la talk di Jia Jiang, perché merita!


Ora ti chiedo: qual è la cosa che non stai facendo, per la tua attività creativa, perché hai paura di un rifiuto? Qual è il GRANDE NO che te la fa fare sotto?
Prova a fare quella cosa e, comunque vada, vedrai che non morirai! Poi fammi sapere 🙂

Articolo tratto dalla newsletter del 21 giugno 2018.