Come risvegliare la creatività
Sono nata nei primi giorni di primavera e da bambina questa stagione mi dava i brividini di anticipazione, perché sicuramente sarebbero avvenute cose: la mia festa di compleanno, Pasqua, il bel tempo e le gite domenicali, la fine della scuola che si avvicinava, il profumo delle rose del roseto sotto casa.
Sono grande già da un po’ (mi chiamano signora da qualche anno e sono entrata di diritto nel club delle babbione) e non avverto più così nettamente il fascino della primavera; cerco però di celebrare a modo mio questo periodo e, per la primavera, ho i miei piccoli riti speciali che non ho riservato alle altre stagioni.
Questi riti mi hanno aiutato in passato a ravvivare la creatività ibernata dall’inverno, a darmi una spinta di entusiasmo per affrontare i mesi di rinascita e, in genere, a seminare tracce di speranza nei primi mesi spenti dal freddo di inizio anno.
Ecco la mia ricetta:
1. Faccio una playlist primaverile.
In realtà lo faccio per ogni stagione, perché sono un po’ fissata, ma quella primaverile è quella a cui tengo di più. Almeno un mese prima dell’inizio della primavera creo la playlist su Spotify e aggiungo canzoni che parlino di rinascita, amore, fiori, o semplicemente abbiano un mood che mi faccia pensare alla primavera. Cerco di proiettare in questa playlist le mie speranze e immagino cose belle mentre la compilo, perché voglio provare cose positive mentre la ascolterò. Quando la primavera arriverà, la playlist sarà pronta e diventerà la colonna sonora delle mie giornate. La cosa che mi piace di più è trovare dei titoli che riassumano cosa vorrò provare e quest’anno si chiama “Deeper than all roses“, da una poesia di e. e. cummings[1] che amo molto (e infatti l’avevo infilata pure nel post di S. Valentino)
2. Leggo e rileggo una poesia primaverile.
Ogni aprile da qualche anno a questa parte recito (tra me e me) una poesia di Delmore Schwartz che inizia con: Calmly we walk through this April’s day… (lentamente camminiamo in questo giorno d’aprile)[2], che è una delle mie poesie preferite.
Parla del passare del tempo, di come fugge e si lascia dietro solo ricordi e vecchie foto. È il mio modo per ricordarmi di sbrigarmi a fare le cose, perché il tempo non si ferma! Mi sembra che la primavera sia il momento giusto per fare un po’ mente locale sulla propria vita e capire cosa ci sia da fare per andare avanti ed evitare perdite di tempo.
3. Inizio nuove avventure.
Sull’onda del risveglio della natura, a primavera mi vengono sempre mille idee per progetti: di solito ne scelgo uno a cui tengo più degli altri (o che reputo vincente da qualche punto di vista) e mi ci metto a lavorare di buona lena, per sfruttare in pieno l’energia primaverile che di solito mi invade.
Da qualche tempo, poi, mi appunto le idee che non riesco a realizzare, perché non si sa mai! Quello che potrei non riuscire a fare in questo periodo potrebbe diventare un progetto reale in futuro. Nuovi prodotti per il negozio, nuove iniziative o eventi… Io scrivo tutto, perché la creatività è come il maiale, di cui non si butta via niente! Intanto spero di annunciare presto il progetto di quest’anno. Incrocia le dita per me! 🙂
Nonostante non ci siano più le mezze stagioni e la primavera sia spesso solo un piccolo interludio tiepido tra il gelo dell’inverno e la pioggia dell’estate, è ancora la mia stagione preferita.
E tu come celebri la primavera? Hai dei riti? Raccontameli qua sotto!
[1] [traduzione italiana]
where i have never travelled,gladly beyond
E. E. Cummings
somewhere i have never travelled,gladly beyond
any experience,your eyes have their silence:
in your most frail gesture are things which enclose me,
or which i cannot touch because they are too near
your slightest look easily will unclose me
though i have closed myself as fingers,
you open always petal by petal myself as Spring opens
(touching skilfully,mysteriously)her first rose
or if your wish be to close me,i and
my life will shut very beautifully,suddenly,
as when the heart of this flower imagines
the snow carefully everywhere descending;
nothing which we are to perceive in this world equals
the power of your intense fragility:whose texture
compels me with the colour of its countries,
rendering death and forever with each breathing
(i do not know what it is about you that closes
and opens;only something in me understands
the voice of your eyes is deeper than all roses)
nobody,not even the rain,has such small hands
[2]
Calmly We Walk through This April’s Day
Delmore Schwartz
Calmly we walk through this April’s day,
Metropolitan poetry here and there,
In the park sit pauper and rentier,
The screaming children, the motor-car
Fugitive about us, running away,
Between the worker and the millionaire
Number provides all distances,
It is Nineteen Thirty-Seven now,
Many great dears are taken away,
What will become of you and me
(This is the school in which we learn …)
Besides the photo and the memory?
(… that time is the fire in which we burn.)
(This is the school in which we learn …)
What is the self amid this blaze?
What am I now that I was then
Which I shall suffer and act again,
The theodicy I wrote in my high school days
Restored all life from infancy,
The children shouting are bright as they run
(This is the school in which they learn …)
Ravished entirely in their passing play!
(… that time is the fire in which they burn.)
Avid its rush, that reeling blaze!
Where is my father and Eleanor?
Not where are they now, dead seven years,
But what they were then?
No more? No more?
From Nineteen-Fourteen to the present day,
Bert Spira and Rhoda consume, consume
Not where they are now (where are they now?)
But what they were then, both beautiful;
Each minute bursts in the burning room,
The great globe reels in the solar fire,
Spinning the trivial and unique away.
(How all things flash! How all things flare!)
What am I now that I was then?
May memory restore again and again
The smallest color of the smallest day:
Time is the school in which we learn,
Time is the fire in which we burn.