Sii gentile coi clienti senza diventare loro schiava
Il malinteso è che bisogna prostrarsi a ogni loro richiesta, perché altrimenti ti lasciano una recensione negativa o non ti pagano. Questo spesso avviene pure per prodotti il cui prezzo è davvero esiguo, rendendo il processo di creazione e vendita molto frustrante.Voglio allora fare un po’ di distinguo che mi sembra siano necessari:
Dire sempre sì non vuol dire essere gentili! I sì che ti fanno stare male perché ti ficcano in situazioni poco salutari, non fanno bene né a te, né al tuo business. Ripeti con me: dire di no NON è maleducazione. Non sei cattiva se dici di no, non stai facendo un torto, non manchi di rispetto. Stai esercitando il tuo diritto a scegliere dove portare la tua attività artigianale.
Questa cosa bisogna davvero mettersela in testa, perché viviamo in un periodo storico e in una società che prova quotidianamente a dimostrarci il contrario. La prepotenza, l’arroganza, la maleducazione non derivano dalla forza e dalla sicurezza di sé.
Molte persone si comportano così per motivi loro, a volte sono solo insicure, a volte davvero pensano di averne il diritto, ma ci vuole poco a riportarle su toni civili: spesso basta rispondere in maniera ferma, gentile e, appunto, civile. La parola chiave è “priming”, come ti spiegavo qui. La prepotenza, l’arroganza, la maleducazione non possono essere dei valori né delle caratteristiche da premiare. La persona sicura di sé non ha bisogno di prevaricare, può tranquillamente essere gentile senza paura di essere calpestata.
Se hai rapporti lunghi coi clienti (per esempio se crei prodotti personalizzati e su commissione) cerca di tenere un rapporto professionale, SEMPRE. Professionale non vuol dire freddo e distaccato, vuol dire che si sta lavorando insieme quindi ci vuole rispetto e chiarezza, anche se si ride e scherza. A volte può essere necessario riportare in riga il cliente, perché se ne passa, per esempio se ti chiede modifiche che non erano previste dall’accordo iniziale, o ti tempesta di email e messaggi, oltre il limite ragionevole dato dal tipo di lavoro che stai svolgendo.
A quel punto basta far notare la cosa gentilmente e fermamente: non c’è bisogno di incazzarsi né di polemizzare, né di ridursi a uno stato ansioso indescrivibile per paura di una recensione negativa, o per paura di sembrare antipatica. Stai solo facendo il tuo lavoro!
Il cliente deve essere contento perché lavori bene e non perché lo accontenti. Non è un bambino da viziare, è un adulto con il quale stai instaurando un rapporto lavorativo. Sì, ci sono clienti che non capiscono questa differenza e si aspettano che, dandoti dei soldi, possano comprare non solo il prodotto ma anche il tuo tempo. Sta a te definire i limiti e mettere i paletti e, con l’esperienza, riconoscere questo tipo di clienti ed evitarli.
Possiamo costruire un luogo di lavoro più sano, sia che lavoriamo da sole e, a maggior ragione, se abbiamo dei collaboratori. Possiamo cambiare le cose, a partire da noi.
Orsù! Questa è la nostra responsabilità.
Tratto dalla newsletter del 4 giugno 2018. Iscriviti per ricevere email di questo tipo!