Valori del brand e pubblicità

Forse ci hai fatto caso, o forse no, ma negli ultimi anni sono tanti i brand che si sono spinti a fare dichiarazioni decise su temi di attualità che, sulla carta, possono portare alla perdita di parte dei loro acquirenti.
Per citarne alcuni, Benetton, Netflix, Coca Cola, Vitasnella negli ultimi mesi si sono schierati in maniera inequivocabile di fronte alle esternazioni dei politici su vari argomenti (diritti civili, immigrazione).
Anche le polemiche su queste posizioni si sono sprecate: è giusto che un brand si esprima sui temi dibattuti giornalmente da tutti noi, nelle nostre case, sui social, al supermercato?
O forse, la domanda ancora più grande è: è auspicabile o meno che ogni brand, piccolo o grande, prenda una posizione? Non sto parlando di una posizione prettamente politica, non sto parlando di destra o sinistra, ma di una posizione in stile Leonida di 300, un di qui non si passa, ovvero uno stare sull’uscio del “questo è il limite oltre cui non si può andare, io sto qui e non mi muovo”, per parafrasare Alessandro Masala.

Il sudetto youtuber, in questo suo video, spiega come si sia arrivati a un punto in cui bisogna scegliere se rimanere “neutrali” o dire “no, questo è troppo, non ci sto”. Essere neutrali, infatti, può avere lo stesso sapore dell’acquiescenza.

D’altra parte, dirai tu, la gente mica segue i brand per sapere cosa ne pensano su questo o su quel fatto.

Però, come mi trovo sempre più spesso a ribadire sia quando faccio le analisi del negozio sia nel corso racconta il tuo brand handmade, i valori del tuo brand sono un pezzo di comunicazione molto importante, perché, in qualità di microbo nel mare magnum dei brand, raccontare ciò in cui credi, parlare delle cause che sostieni, condividere i principi che ti guidano come essere umano e come brand, diventa un ponte tra te e i tuoi potenziali clienti. Un ponte che si restringe fino ad avvicinarvi sempre di più, che aiuterà chi ti segue a capire chi sei e a identificarsi con quello che fai, anche se non c’entra niente con le posizioni che esterni.

In questa era in cui la democrazia risulta quasi sfilacciata, il “potere di acquisto” è davvero un potere forte, è il potere di noi consumatori che, magari, non crediamo nel voto (“tanto non cambia niente”) ma possiamo decidere a chi dare i nostri soldi, faticosamente guadagnati, per esprimere la nostra idea su come, secondo noi, dovrebbe andare il mondo.
Fino a qualche anno fa, ero convinta che non fosse il caso di prendere una posizione sui temi politici, di religione o di attualità sui propri profili professionali, perché il rischio era di alienare dei seguaci.
Ho iniziato a ricredermi quando ho iniziato a riflettere sul mio comportamento di acquirente: mi sono ritrovata più di una volta a boicottare delle attività per motivi legati proprio ai valori espressi con la loro pubblicità, che non coincidevano coi miei.
Per esempio, ho smesso di usare un validissimo strumento di fatturazione, che ancora rimpiango perché il migliore che abbia mai trovato, quando, un paio di anni fa, fece una pubblicità sessista e mai si scusò né ammise di aver fatto una boiata pazzesca (qui un articolo di Alessandra Farabegoli in proposito), mentre ho iniziato a scegliere con sempre più oculatezza i brand da cui comprare prodotti e servizi.
Non solo cerco meticolosamente le informazioni su quali sono i valori promossi dai brand (rispetto per l’ambiente, rispetto per i lavoratori, rispetto per le minoranze) ma controllo anche come comunicano sui social. Se noto sessismo, mancanza di rispetto verso qualsiasi tipologia di persona o vengo a conoscenza di comportamenti scorretti coi lavoratori, quei brand non avranno i miei soldi.
Al contempo mi sono ritrovata ad essere sempre più vocale sui temi e valori che mi sono cari, perché ho imparato che soltanto l’esempio può aiutare a diffondere le idee e i comportamenti virtuosi.

 

Ti invito quindi a fare lo stesso: parla dei tuoi valori, prendi una posizione su temi a te cari, senza polemiche, ma invitando a un’azione di qualsiasi tipo. Racconta a chi fai le donazioni e perché; spiega dove e come fai volontariato, quali sono le cause che sostieni.

Io ho aggiunto le cause che sostengo (in continuo aggiornamento) nella mia pagina Chi sono. e sono sempre più coinvolta in attività sul territorio locale che puntano a spingere il crearsi di una comunità artigianale ispirata allo spirito di collaborazione,  aiuto reciproco e integrazione. [Post che potrebbero interessarti: I benefici di far parte di una rete o community – Viaggio in Calabria: artigianato, integrazione e solidarietà]

L’obiezione che tanti fanno, ovvero che facendo così si rischi la mercificazione degli ideali e dei valori più alti e profondi, non mi trova d’accordo. Secondo me è importante parlare della propria posizione rispetto a determinate tematiche, in questo periodo. Magari tra due anni o cinque non ce ne sarà più bisogno, ma stiamo vivendo un’era in cui non si può dare niente per scontato e il parlare di immigrazione, diritti di donne e comunità LGTBTQ, di temi di etica e morale, anche solo perché un grande brand ha preso una posizione in merito, stimola la discussione pubblica, spingendo a riflettere e non prendere tutto ciò che accade nel panorama politico come “normale” o “passeggero”.

Finisco con una citazione di Paolo Iabichino, dall’articolo che è stato l’ispirazione per questa newsletter:
“Da anni i profeti della comunicazione speculano sulla morte della pubblicità. E da anni mi ostino a scrivere, insegnare, divulgare e condividere un modo più adulto e civico di fare questo mestiere. Dove ci si assume la responsabilità dei propri messaggi. Dove si corre il rischio di tagliar fuori una fetta di pubblico. Dove la presa di posizione racconta il patrimonio di valori che ogni marca può raccontare come capitale narrativo.”
 
Questo articolo è tratto ed adattato dalla mia newsletter inviata il 18 agosto 2018. Iscriviti per ricevere email di questo genere.